Isacco Levi emoziona studenti e adulti in aula consiliare

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Una lezione di vita, una lezione di storia da chi quella storia l’ha vissuta.

Questo quanto avvenuto ieri in aula consiliare, dove una folta rappresentanza di studenti ha potuto ascoltare Isacco Levi, comandante partigiano nel distaccamento squadra volante della 181^ brigata Garibaldi Mario Morbiducci negli anni dell’Olocausto.

13 i componenti della sua famiglia che persero la vita ad Auschwitz, la mamma, la sorella, la zia, i nonni, i cugini, 13 vite spezzate da quella macchia indelebile della storia dell’umanità che è stata la shoah.

E Levi la racconta ai ragazzi con la lucidità di chi ha ancora vivo davanti agli occhi l’orrore.

“Mia sorella, a cui tolsero la capacità di procreare con una iniezione, fu violentata dal primo giorno dell’entrata nel lager sino all’ultimo giorno in cui spirò.

Mia madre salì sul camion sbagliato con i nonni, quello verso la morte, ma forse fu meglio così perché smise di soffrire”.

Ricordi terribili che ammutoliscono tutti i presenti.

Tra loro oltre ai ragazzi delle scuole superiori di Bagheria, parecchi cittadini comuni ed i rappresentati dell’amministrazione comunale insieme all’arciprete di Bagheria, padre Giovanni La Mendola.

Primo Levi, scrisse a proposito della Shoà, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

A questo è servita la giornata di ieri, a fare memoria, a cancellare l’oblio, a spiegare, e soprattutto ad evitare che si possano creare le condizioni affinché altri genocidi si verifichino nuovamente, che sia olocausto, o Biafra, che sia Uganda o Cambogia, Armenia o Kurdistan.

“E’ fondamentale per questo recuperare la storia” – sostiene il primo cittadino di Bagheria, Biagio Sciortino – “per non dover piangere altri morti, soprattutto considerando che ancora oggi, molti sono i tristi teatri di guerra”.

“Ricordare, capire, conoscere ed elaborare, per questo noi giovani, dobbiamo partecipare a giornate importanti come questa” – esordisce il presidente del Consiglio, Daniele Vella, – “una generazione che cresce senza conoscere il passato è una generazione che può incontrare delle difficoltà a favorire la pace”.

L’assessore alla Cultura, Sergio Martorana, artefice insieme all’istituto regionale d’arte, dell’organizzazione dell’evento, racconta come abbia apprezzato subito la proposta della scuola di ospitare Levi a Bagheria, che oggi continuerà i suoi incontri ospitato dal liceo classico dove incontrerà anche i pensionati dell’Auser e dell’UniTre, l’università della Terza Età.

“Quando guardo la Tv con mia figlia e vedo scene di morte e di dolore, per rincuorarla, le dico di non preoccuparsi, perché sono tutte immagini finte” – racconta il presidente del Consiglio circoscrizionale, Giovan Battista Caputo, – ma ieri abbiamo visto il film il Pianista di Roman Polañski, e non ho potuto e non ho voluto dirle che era tutto finto.

Le ho spiegato cosa voleva dire sopraffazione “.

“Oggi riceveremo tutti una lezione, c’è un unico maestro di vita tra noi ed è Isacco Levi – sostiene l’assessore alla Pubblica Istruzione, Antonio Passarello.

A portare i saluti della rete di scuole Babelgherib il dirigente scolastico del Liceo classico Scaduto, Domenico Figà, che ha sottolineato come ai ragazzi non basti più essere informati ma vogliano essere parte attiva.

Per questo la classe di cinema della sua scuola ha collaborato riprendendo per intero l’evento, che verrà proposto sul sito del liceo e su quello del Comune.

L’idea di organizzare la presenza di Levi a Bagheria, ci racconta la vice-preside Dora Speciale, nasce da un viaggio di istruzione che i ragazzi hanno fatto in Germania, da lì la voglia di contattare Isacco Levi, sempre pronto ad incontrare i giovani.

Interessante anche la disanima di padre La Mendola, che ha risposto alla domanda sulle critiche mosse, talora alla Chiesa, di aver fatto poco per aiutare gli ebrei durante gli anni del nazi-fascismo.

L’arciprete di Bagheria ha sottolineato l’importanza del dialogo tra ebraismo e cristianesimo.

Padre La Mendola ha poi evidenziato come il silenzio di Pio XII sia stato un silenzio attivo, produttivo; la chiesa aveva condannato il nazionalsocialismo, ci dice il monsignore.

Carica di momenti commoventi la giornata si è arricchita con video, performance, disegni, sculture, tutte opere realizzate dagli studenti coordinati dai professori Lia Albanese e Vincenzo Minutella, per ricordare la shoah, per non dimenticare. Anche un ritratto di Isacco Levi, realizzato dal professor Enzo Puleo, è stato donato al comandante da parte dell’istituto d’arte cittadino.

Il cloù della giornata è stato senza dubbio l’appassionato intervento dell’85enne piemontese che prima di iniziare il suo racconto, che ha catapultato tutti i presenti indietro di oltre 60 anni, ha voluto ringraziare la calda gente del sud, e lo ha fatto ricordando i tanti ragazzi meridionali che, emigrati al Nord, hanno combattuto fianco a fianco unendosi ai partigiani.

E’ iniziato poi il lungo racconto, le sensazioni, le immagini di quei giorni sono passate negli occhi di tutti: l’infanzia durante il primo fascismo e la fanciullezza da balilla spinto dal padre, l’esclusione da scuola perché ebreo, la voglia di diventare odontotecnico imparando a lavorare anche la resina, e il suo salvataggio da un carico verso i lager perché preso a lavorare in un campo di lavoro tedesco.

E poi la Resistenza. “Quanti giovani meridionali sono caduti, quanti senza nome – ci racconta Levi – non potevamo tenere liste di nominativi per evitare che, se scoperte, si potesse far del male alle famiglie di origine”.

I carri bestiame sfilavano davanti ai suoi occhi ma carichi di uomini e donne, “pezzi” come li chiamavano i nazisti da mandare ai lager.

Carri che potevano contenere solo 7 cavalli contenevano solitamente 110 persone. Treni che impiegavano 10 giorni per arrivare ad Auschwitz, carri in cui a stento si passava cibo e acqua, e dove il fetore era insopportabile e non tutti raggiungevano la triste meta.

Poi la liberazione dai campi, gli ebrei che continuavano a morire dopo che i russi passavano loro il cibo, stomaci ed intestini che non erano più abituati a funzionare, perivano per malattie gastro-intestinali, come la zia di Levi.

Toccante il momento il cui Levi racconta dell’angelo vergine del campo, sua sorella, morta ad un mese dalla liberazione. Sono storie che Levi negli anni ha cercato di ricostruire, rivolgendosi agli scampati dai lager, da chi lo ha cercato per riferirgli della mamma, della sorella, della zia, di chi però si è rifatto uno vita e vuole restare nell’anonimato.

Delicato come un nonno, emozionato come un bambino Isacco Levi ha commosso tutta l’aula consiliare che per un giorno è diventata un’aula scolastica.

Marina Mancini