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gornalismo seria
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𝗟𝗮 𝗟𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘃𝘀. 𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗶𝘃𝗲𝗻𝘇𝗮: 𝗨𝗻 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗲𝗾𝘂𝗶𝗹𝗶𝗯𝗿𝗶𝗼.

Fino a che punto la libertà di espressione può spingersi senza 𝗹𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝘂𝗶 e infrangere le norme di convivenza civile?

Da un lato, la 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 è un diritto fondamentale sancito dalle costituzioni di molti paesi.

Dall’altro lato, questa libertà non è assoluta. Esistono dei limiti, dettati dalla necessità di 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶, 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗴𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆 𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮.

Le regole di civile convivenza, sia quelle scritte (come le leggi e i regolamenti, le social media policy e le netiquette) sia quelle non scritte (come le norme di buona educazione), servono proprio a garantire che l’esercizio della libertà di espressione non danneggi gli altri.

𝗦𝘂𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗶 𝗮𝗺𝗽𝗹𝗜𝗳𝗶𝗰𝗮: Da un lato, i social network rappresentano uno spazio di libertà dove le persone possono esprimere le proprie opinioni. Dall’altro, la possibilità di raggiungere un vasto pubblico in modo rapido e, talvolta anonimo, può favorire comportamenti offensivi, diffamatori e violenti.

𝗜 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲 e dei gruppi, ancor di più; se sono moderatori e social media manager di Enti pubblici, si trovano in una posizione delicata.

𝗗𝗲𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗴𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘂𝘁𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗺𝗮 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹’𝘂𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗴𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘁𝘁𝗮𝗰𝗰𝗮𝘁𝗶, 𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗶𝗼𝗿 𝗿𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝘆 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗳𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶.</p>

Quando i commenti sono lesivi di terzi, i moderatori devono decidere se rimuoverli o meno, tenendo conto sia delle regole della piattaforma (la social media policy) sia delle leggi vigenti.

𝗟𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗲𝗴𝘂𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗮 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶 𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗮𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗺𝗮𝗻𝗮𝗴𝗲𝗿 𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗼 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮: 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼 𝗰𝗵𝗶 𝘀𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗮𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗼 𝗼𝗳𝗳𝗲𝘀𝗼 𝗽𝘂𝗼̀ 𝘀𝗽𝗼𝗿𝗴𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗲/𝗼 𝗹’𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗵𝗮 𝗰𝗮𝗻𝗰𝗲𝗹𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗮𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶; 𝗖𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗼𝗳𝗳𝗲𝗻𝘀𝗶𝘃𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗮𝗻𝗻𝗲𝗴𝗴𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮 𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻’𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Senza contare che un ambiente online tossico pu&ograve; contribuire a polarizzare le opinioni e a fomentare l’odio.

Ognuno di noi ha la responsabilit&agrave; di utilizzare i social media in modo rispettoso e costruttivo.

E’ fondamentale educare le persone, soprattutto i pi&ugrave; giovani, a un uso consapevole e critico dei social media.

Così come 𝗲̀ 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗰𝗶𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹, come le SMP per il rispetto di tutti i membri di gruppi, pagine e community, con politiche di moderazione stringenti e trasparenti.

IN MEDIO STAT VIRTUS: &Egrave; necessario promuovere un dialogo costruttivo tra chi difende la libert&agrave; di espressione e chi sostiene la necessit&agrave; di tutelare i diritti altrui.

Il tema della libert&agrave; di espressione e delle sue limitazioni &egrave; complesso e non prevede risposte facili. Trovare un equilibrio tra questi due valori &egrave; una sfida costante, e per chi modera anche abbastanza logorante, una sfida che, anche nel rispetto di chi si trova a rivestire questo ruolo, dovrebbe coinvolge tutti noi, sia come singoli cittadini sia come comunit&agrave;.

Ma spesso criticare e pi&ugrave; facile che comprendere che la libert&agrave; di espressione ha dei limiti, soprattutto quando intacca i diritti altrui.

𝗟𝗔 𝗥𝗘𝗧𝗘 ‘ 𝗨𝗡 𝗟𝗨𝗢𝗚𝗢 𝗣𝗨𝗕𝗕𝗟𝗜𝗖𝗢, 𝗠𝗔 𝗡𝗢𝗡 𝗘’ 𝗨𝗡𝗔 𝗣𝗜𝗔𝗭𝗭𝗔 𝗦𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗥𝗘𝗚𝗢𝗟E