Quella che segue è una brevissima raccolta di alcune delle poesie di autori noti e non che hanno lasciato un segno nella mia anima, che hanno suscitati un’emozione… spero vi piacciano.Alcune sono state scritte da persone cui voglio bene, altre per persone cui voglio bene e altre ancora…. sono quelle passate alla storia 🙂
Non vivere su questa terra
come un inquilino
o come villeggiante nella natura.
Vivi in questo mondo
come se fosse la casa di tuo padre
Avrei voglia di baciare i tuoi occhi
che silenziosi cercano le mie labbra umide
Avrei voglia di tenere le tue mani
che forti stringono i nostri cuori
Avrei voglia di sentire l’odore della tua pelle
che dolce come bocciolo di fiore mi sfiora
Avrei voglia di ascoltare la tua voce
che delicata e sensuale mi sussurri il paradiso.
Ci sarà sempre un tempo che verrà
per mirarti in trasparenzasullo sfondo di un’aurora di Gennaio
Laudemio
Ti amo
Perchè sei mora ed i capelli prendono la traiettoria libera mentre io accarezzo la tua fronte.
Ti amo
Perchè sei grande quando le tue mani delicate e piccole accarezzano il mio animo.
Ti amo
Perché sei vera e trasparente come l’acqua, anche quando la luna fa marea.
Ti amo
Perché sei un portagioie che attendeva di essere aperto, ed a me hai donato la chiave.
Ti amo
Perché sei leggera come l’aria quando si fa suono.
Ti amo
Perché sei come l’erba di primavera, fresca e profumata.
Ti amo
Perché sei bizzarra ed estrosa come un capriccio.
Ti amo
Perché solo una persona sensibile come te poteva accorgersi di me e cogliermi sospeso.
Ti amo
Perché i tuoi occhi mi lasciano perso nell’infinità dell’amore che sai dare.
Ti amo
Perché mi fai desiderare i sussurri che sai pronunciare dalle tue strette labbra.
Ti amo
Perchè mi lasci con gli occhi chiusi a rincorrere le tue scie.
Ti amo
Perché¨ mi lasci muto quando mi avvolgi del tuo silenzio.
Ti amo
Perché il mio corpo freme quando ti penso.
Ti amo
Perché sento la vita riprendermi quando immagino quello che ancora non hai potuto darmi.
Ti amo
Perché non ho mai incontrato nessuna persona che sapesse esprimere emozioni come le tue, come sai fare tu.
Ti amo
Perché fai venir voglia di ballare a me, dico a me!
Ti amo
Perché sei coraggiosa, forte e fragile, e sei la tua ascendenza, la tua potenza.
Ti amo
Perché sei l’angelo che ho sempre avuto dietro le mie spalle e che adesso è nei miei occhi.
Ti amo
Perché io non ho mai scritto così
Ti amo
Perché quello che dicono tutti io l’ho detto per primo.
Ti amo
Perché sai anche essere il contrario di tutto!
Ma a me non importa. Aspetterò che tutte le volte che vai via tu faccia ritorno. E sarai tu ad insegnarmi a farlo.
Perché così come un discente mi appresto a te,
fischiettando come uno strafottente solo per nasconderele stonature del mio canto che non è pari con il tuo.
Laudemio
TI AMO COME
Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo comequando guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chipieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
Nazim Hikmet
non aspettavo
raggi di sole
e profumi di fresco…
ho imparato
a non attendermi nulla..
a prendere
il giorno che passa…
maledizione
o gioia…
così
scivolando sul tempo…
cercando
l’improbabile equilibrio sulle note di una canzone
sia vita o morte….una canzone..
sei tu
la nostra canzone
oggi…
sei un’altro filo
sul quale camminare…
sei il luogo delle parole
depositate nell’aria
e l’illusione del volo…
Mik
IL TENERO E RISCHIOSO VOLTO DELL’AMORE
Il tenero e rischioso volto dell’amore
mi apparso la sera di un giorno troppo lungo
Forse era un arciere con l’arcoo forse un musicista
con l’arpa
Io non so più
Io non so nulla
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
forse con una freccia
forse con un canto
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
e ferita al cuore e per la vita
scottante oh scottante
ferita dell’amore.
JACQUES PREVERT
Silenzi sofferti
navigano in mari
di angoscia.
Foglie leggere
ardite speranze
in fruscianti venti
di sommessi sospiri
urlati e nascosti.
a lavarne le lacrime.
mistral
Dedicata a te (Imbianchino di Parole)
Solo un imbianchino di parole
è quel che pensi d’essere
solo costruzioni di senso
è quel che credi di realizzare
solo nella tua solitudine credi di essere il vero te
solo nella tua stanza privata
componi la tua verità
solo nei suoi piccoli gesti
ritrovo la tua tenerezza
solo nel mio sguardo
riscopri la tua passione
ma non sai che non solo nel tuo viso
non solo nella tua voce
non solo nel tuo pensiero
io mi ritrovo.
Marina
I TUOI OCCHI… I TUOI OCCHI… I TUOI OCCHI…
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigionenei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno ha perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s’illanguidiscono un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà un giorno, mia rosa, verrà un giorno
che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
Nazim Hikmet
Come l’efriti nella bottiglia
Io sono stato la pioggia,
ma e’ successo molto tempo fa,
quando scoprii
che le stelle si annullavano in un vortice scuro,
dove non avevo speranza di raccoglierle. Neppure con gli incantesimi segreti che in quei giorni
mi venivano insegnati.
Allora, sono stato la pioggia,
uscendo per strade fatte di nebbia
buffa, dolce, tragedia scossa dalle tempeste.
C’era ancora qualcosa che dovevo capire,
come adesso, comunque.
Spiavo il cambiamento nascere dal silenzio
e credevo di aver scoperto una musica
che non poteva essere udita se non con sforzo supremo,
di dedizione e dolcezza.
E allora fui il Silenzio, poichè era giusto,
inevitabile…
Ma è stato molto tempo fa.
Volevo tacere per ascoltare, poiche’ cosi soltanto
avrei conosciuto quella musica presso il fiume,
dove le barche correvano, inseguendo i secoli dei tempi.
In cui le verita’ furono forgiate in parole scritte
su carta pergamena.
Io sono stato l’acqua, come acqua fresca e limpida,
o torbida e avvelenata, secondo il senso e il principio
che guidava le mie azioni.
I giorni allora come acqua, scorrevano
via da me, neppure tentavo di inseguirli,
e poi,
perchè avrei dovuto, ovunque andassero
ero li’ con loro
Ma questo succedeva, quando succedeva,
secondo un prestabilito perchè, un condiviso destino,
una soluzione nascosta, come l’incognita
di un immenso calcolo.
Affinche’ io potessi gioire nello scoprirla o intorbidirmi
d’angoscia nel non comprenderla,
poiche’ la sfida determina la natura delle nostre scelte.
E scegliere, scegliere e cambiare e’ dunque la sfida.
Puoi toccare la sfida, toccarla per conservarla
e migliorarla, perche’ duri per sempre, e sollevarla in alto.
Essere la sfida e diventare il cambiamento,
affinche’ il cambiamento faccia tacere il silenzio
E ci sara’ la musica, quella musica…
Portami ti prego dove c’e’ la musica.
Davide Moretti
I GIORNI SON SEMPRE PIU’ BREVI
I giorni son sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perchè hai tardato tanto?
Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l’ho bevuto a metà , da solo, aspettando.
Perchè hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senz’essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.
Nazim Hikmet
ANIMA MIA
Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s’affonda nell’acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierò
anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell’arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.
Nazim Hikmet
Il tuffatore
Di te amo le lunghe gambe,
puerili, lente,
aste tenere
soavi
che per spirali adolescenti salgono
infinite,
esatto tocco e fremito.
Di te amo le braccia
giovani,
che abbracciano fidenti
il mio squilibrio,
mani disvelate,
mani moltiplicanti
che accompagnano in fretta il mio incupito nuoto.
Amo il tuo grembo pieno d’ombra,
onda lenta e solinga,
dove si va facendo esausto il mare,
dove affondare sino a rompermi il cuore,
e di amore affogare
e piangere.
Di te amo i grandi occhi,
dove sondo la voragine buia della mia ansia,
per scoprire negli arcani
sotto l’oceano oceani.
Di te amo più di quanto riescano a dire
la mia parola
e la mia tristezza.
(Vinicius De Moraes, 1970)
Due rosse lingue di fuoco
che ad uno stesso tronco aderenti
s’avvicinano e baciandosi
formano una sola fiamma
due note che dal liuto
la mano insieme rapisce
e nello spazio si incontrano
e armoniose s’abbracciano
due onde che vanno congiunte
sopra un lido a morire
e rompendosi si coronano
d’una cresta d’argento
due stralci di vapore
che dal lago s’innalzano, e unendosi là in cielo
formano una nube bianca
due idee che scaturiscono insieme
due baci che scoccano in un tempo
due echi che si confondono …..questo sono le nostre due anime”.
Gustavo Adolfo Baacquer
Quest’ora sembra attendere un evento,
vo mi chiedete la causa delle mie lacrime.
Non poso dirvelo: e’ il segreto non ancora rivelato.”
RABINDRANATH TAGORE
Svegliati, amore, svegliati!
Il mio bicchiere e’ vuoto, riempilo,
smuovi la notte
col respiro d’un canto.
RABINDRANATH TAGORE
“Nella mia solitudine non trovo che il tuo canto;
e’ morto sulle tue labbra, ma ha lasciato
risonanze infinite.”
RABINDRANATH TAGORE
“Ah… si putesse dicere
chello c’ ‘o core dice;
quanto sarria felice
si t’ ‘o ssapesse di’!
E si putisse sentere
chello c’ ‘o core sente,
dicisse: “Eternamente
voglio resta’ cu te!”
Ma ‘o core sape scrivere?
‘0 core e’ analfabeta,
e’ comm’a nu poeta
ca nun sape canta’
Se mbroglia… sposta ‘e vvirgule
nu punto ammirativo…m
ette nu congiuntivo
addo’ nun nce ‘adda sta’…
E tu c’ ‘o staje a ssentere
te mbruoglie appriess’ a isso,
comme succede spisso…
E addio felicita’!”
EDUARDO DE FILIPPO
‘A livella
O gn’anno, il due novembre, c’e’ l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno Il’adda fa’ chesta crianza;
ognuno adda tene’ chistu penziero.
Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ncorrenza,
anch’io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.
St’anno m’e’ capitata ‘n’avventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna!), si ce penzo, che paura!
ma po’ facette un’anema e curaggio.
‘O fatto e’ chisto, statemi a sentire:
s’avvicenava ll’ora d’ ‘a chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.
QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L’11 MAGGIO DEL ’31.
‘O stemma cu a curona ‘ncoppa a tutto…
sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.
Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce steva ‘n’ata tomba piccerella,
abbandunata, senza manco un fiore’,
pe segno, sulamente ‘na crucella.
E ncoppa ‘a croce appena se liggeva:
~ESPOSITO GENNARO NETTURBINO~
Guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!
questa e’ la vita! ‘Ncapo a me penzavo
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
ca pure all’atu munno era pezzente?
Mentre fantasticavo stu petiziero,
s’era ggja’ fatta quase mezanotte,
e i’ rummanette ‘nchiuso priggiuniero
muorto ‘e paura… nnanze ‘e cannelotte.
Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano?
Ddoie ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje: stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato… dormo, o è fantasia?
Ate che fantasia; era ‘o Marchese:
c”o tubbo, ‘a caramella e c”o pastrano;
chill’ato appriesso a isso un brutto arnese:
tutto fetente e cu ‘na scopa mmano.
E chillo certamente e’ don Gennaro…
‘o muorto puveriello… ‘o scupatore.
‘Int’ a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se retireno a chest’ora?
Putevano sta’ ‘a me quase ‘nu palmo,
quando ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e, tomo tomo… calmo calmo,
dicette a don Gennaro: «Giovanotto!
Da Voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!
La casta e’ casta e va, si, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, sì, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente».
«Signor Marchese, nun e’ colpa mia,
i’ nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie e’ stata a ffa’ sta fessaria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto?
Si fosse vivo ve farrie cuntento,
pigliasse a casciulella cu ‘e qquart osse,
e propno mo, obbj’… ‘nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa».
E cosa aspetti, oh turpe malcreato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei gia dato piglio alla violenza!»
«Famme vede’… piglia sta violenza…
‘A verita’, Marche’, mn’e so’ scucciato
‘e te senti; e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so’ mazzate!…
Ma chi te cride d’essere… nu ddio?
Cca”dinto, ‘o vvuò capì, ca simmo eguale?…
…Muorto si’ tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘n’ato e’ tale e qquale».
«Lurido porco!… Come ti permetti
paragonarti a me che ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?
«Tu qua’ Natale… Pasca e Ppifania!!!
T’o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’ ‘a cervella
che staje malato ancora ‘e fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched’e’?… e’ una livella.
‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grandommo,
trasenno stu canciello ha fatt”o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:
tu nun t’he’ fatto ancora chistu cunto?
Percio’, stamme a ssenti’… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino che te ‘rnporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo a morte!
SEI
Sei la mia schiavitù sei la mia libertÃ
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’ estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Nazim Hikmet
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perche’ parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.
Il mio cuscino mi guarda di notte
con durezza come una pietra tombale;
non avevo mai immaginato che tanto amaro fosse
essere solo
e non essere adagiato nei tuoi capelli.”
GARCIA LORCA
ALLA VITA
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
Come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di lÃ
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
Ma sul serio a tal punto
Che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio,
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perchè restino ai tuoi figli
ma perchè non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita sulla bilancia peserà di più.
Nazim Ikmet
E’ L’ALBA
E’ l’ alba. S’ illumina il mondo
come l’ acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità . E sei tu, all’ improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d’ inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d’ un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all’ aspirare l’ aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
E’ così, mio usignolo, tra te e me
c’è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.
Nazim Hikmet
Se non puoi amarmi, amore mio, perdona il mio dolore.
Non guardarmi sdegnato, da lontano.
Tornero’ nel mio cantuccio e siedero’ al buio.
Con entrambe le mani copriro’
la mia nuda vergogna.”
RABINDRANATH TAGORE
“Ho desiderato esprimere le parole dell’amore
nella loro propria musica…
Ma questa melodia non risuona che nel mio cuore
e i miei occhi sono pieni di silenzio.”
RABINDRANATH TAGORE
“Basta una sola volta vedere la bellezza;
che una volta veduta eternamente accende,
ed impressa nell’anima eternamente dura.
Fiamma che vita immortale trascende
non teme con il corpo sepoltura,
ne’ il tempo l’appassisce ne’ l’offende.”
FRANCISCO DE QUEVEDO
Il PIU’ BELLO
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Nazim Hikmet
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Scrivere, per esempio: “La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri, in lontananza”.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l’ho amata e a volte anche lei mi amava.
In notti come questa l’ho tenuta tra le braccia.
L’ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi ha amato e a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l’ho più. Sentire che l’ho persa.
Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza lei.
E il verso scende sull’anima come la rugiada sul prato.
Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
Questo sarà tutto. Lontano, qualcuno canta.
Lontano. La mia anima non si rassegna d’averla persa.
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d’allora, gia’ non siamo gli stessi.
Io non l’amo più vero, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l’amo più vero, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.
E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d’averla persa.
Benchè questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.
PABLO NERUDA
La canzone,
che non dirò mai,
dorme sulle mie labbra.
La canzone,
che non diròmai.
Una lucciola stava
sopra le madreselve,
e la luna pungeva
con un raggio nell’acqua.
Allora io sognai,
la canzone,
che non dirò mai.
Canzone piena di labbra
e di alvei lontani.
Canzone piena di ore
smarrite nell’ombra.
Canzone di viva stella
sopra un giorno eterno.
Vorrei dirti le parole piu’ vere, ma non oso,
per paura che tu rida. Ecco perche’ mento,
dicendo il contrario di quello che penso.
Rendo assurdo il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.”
RABINDRANATH TAGORE
“Nel tuo sonno, al limite dei sogni,
aspetto guardando in silenzio il tuo viso,
come la stella del mattino che appare per prima
alla tua finestra.
Con i miei occhi berro’ il primo sorriso
che, come un germoglio, sboccera’
sulle tue labbra semiaperte.
Il mio desiderio e’ solo questo.”
RABINDRANATH TAGORE
“Senza parlare sei arrivata come una
vera regina, di nascosto
hai posato i piedi dentro l’anima.”
RABINDRANATH TAGORE
“Nella profondita’ malinconica del cielo
e’ il suo sguardo, ma dove sono i suoi occhi?
Per aria volano i suoi baci, ma dov’e’ la sua bocca? “
RABINDRANATH TAGORE
“Io vi ho amata: e ancora forse l’amore
Nell’anima del tutto non ho spento;
Ma che esso non sia per voi tormento;
Non voglio che alcunche’ vi dia tristezza.
Io vi ho amata in silenzio, senza speranza,
Di timidezza soffrendo, di gelosia;
io vi ho amata davvero, e cosi’ teneramente
Come Dio vi conceda d’essere amata da un altro.”
ALEXANDR PUSKIN
“Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che piu’ m’accora
e’ non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.”
GARCIA LORCA
“Così per me tu reggi la vita e la morte
racchiuse nella luce dei tuoi occhi, e sai
darmi con il tuo sguardo morte e vita,
e io sono felice, anche se la mia sorte
vuole che la mia vita dipenda da te; se mi dai
la morte, presa da te la morte mi sara’ gradita.”
LUIS VAZ DE CAMOES
AMO IN TE
Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di Sole
e sudato,affamato,infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne
amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.
Nazim Hikmet